31 Lug2015
LAZIO - Fai, Flai e Filbi propongono ripristino "nucleo fasce frangivento" nell'Agropontino
Le Federazioni regionali del Lazio Fai-Cisl, Flai-Cgil e Filbi-Uil hanno proposto il ripristino del "Nucleo Fasce Frangivento" in Agro Pontino
Le Federazioni regionali del Lazio Fai-Cisl, Flai-Cgil e Filbi-Uil, nell'ambito delle Osservazioni all'emendamento di riordino dei Consorzi di Bonifica del Lazio, hanno inoltrato all'Assessore alle Infrastrutture, Politiche abitative ed Ambiente, On.le Fabio Refrigeri, un documento che tra le altre indicazioni, propone il ripristino del "Nucleo Fasce Frangivento" in Agro Pontino.
Un po di storia
Le Fasce Frangivento sono un elemento fondamentale per l’equilibrio ambientale dell’Agro Pontino e per l’economia agricola. Un elemento che nel piano originario di bonifica integrale non era stato previsto. Solo ad appoderamento attuato ci si è accorti che nell’Agro Pontino il vento è un nemico delle colture: che la violenza e la frequenza dello scirocco e del maestrale sono micidiali in una pianura totalmente aperta, dal mare alla fascia collinare dei Lepini, con danni ingenti alla produzione agricola e talvolta anche ai manufatti
In Agro Pontino gli impianti di fasce frangivento seguirono il tessuto che era stato costruito sul territorio: i canali di bonifica, le strade, i confini poderali. Sono state realizzati, così, a cura dell’O.N.C. (Opera Nazionale Combattenti), tre diversi tipi di frangivento, detti di prima, seconda e terza categoria. La prima, la più importante, è quella che segue gli argini dei corsi d’acqua principali, a cominciare dal fiume Sisto, il canale Mussolini, il Rio Martino Acque Medie e i canali minori del loro bacino, con una larghezza variabile tra i 30 e i 60 metri e una lunghezza complessiva di 360 chilometri: veri e propri boschi-galleria in prevalenza di eucalipti, acacie, pini e cipressi. La seconda corre lungo il tracciato delle strade: tre o quattro file di alberi su ogni lato, interrotte in corrispondenza delle corti delle case coloniche, per una lunghezza complessiva di 400 chilometri e sempre formate in prevalenza di eucalipti, pini e cipressi, ma anche, nei terreni più umidi, di pioppi e salici. Infine, la terza categoria, sui confini poderali: un filare doppio, uno per ogni lato, fatto di pioppi, salici, platani, olmi, gelsi. In totale, a progetto ultimato, oltre tre milioni e mezzo di alberi.
Poi, alle distruzioni del passaggio del fronte nel 1944, si è aggiunto il progressivo degrado del dopoguerra, alimentato dall’ostilità dei coloni e dalla speculazione edilizia. Ricordiamo, le fasce frangivento in agro-pontino – considerate opere di pubblica utilità - acquisite al patrimonio della Regione Lazio e la loro gestione affidata prima all'ERSAL, poi ad ARSIAL ed infine al Consorzio di Bonifica dell'Agro Pontino, in passato, venivano sottoposte ad interventi di manutenzione ordinaria e tramite il "Piano Giordano" veniva riconoscimento agli agricoltori un indennizzo per la minore produttività dei terreni confinanti con le alberature. Successivamente a quel periodo sono stati effettuati solo interventi mirati di somma urgenza, tra l’altro in numero notevolmente inferiore rispetto alle segnalazioni di pericolosità effettuate dai cittadini con la politica del "pronto soccorso" estremamente oneroso e con il risultato di non risolvere la pericolosità delle fasce frangivento e il ripristino della loro funzionalità.
Questa in breve la storia delle Fasce Frangivento in Agro Pontino che ha suggerito a Fai-Cisl, Flai-Cgil e Filbi-Uil dopo una attenta analisi di chiedere il ripristino del "Nucleo Fasce Frangivento"
Ha sottolineato il Segretario generale della Fai-Cisl del Lazio Ermanno Bonaldo " è indispensabile ripristinare il sistema fasce frangivento in Agro Pontino, sia come importante aiuto allo sviluppo dell'economia agricola, sia come memoria storica, sia come elemento di equilibrio climatico, anche per prevenire e contenere le tempeste di vento che sempre più spesso si scatenano dal mare sull’Agro Pontino, surriscaldato dalla crescente mancanza di alberi". "Considerata l'attuale carente manutenzione delle fasce frangivento e più in generale della loro inadeguata gestione da parte del Consorzio di Bonifica dell'Agro Pontino, del di fatto inesistente servizio di vigilanza, le OO.SS. è necessario ripristino del "Nucleo Fasce Frangivento" esperienza positiva nelle precedenti gestioni prima di ERSAL e poi di ARSIAL". Nel documento inoltrato all'Assessore Refrigeri dalle OO.SS. si indicano i compiti del "Nucleo": Pianificare le ceduazioni periodiche (prevedere, come in passato dal "Piano Giordano" un indennizzo ai frontisti per la minor produzione determinata dalla presenza delle alberature); ripristino della funzionalità delle fasce frangivento (messa a dimora di nuove piante, sostituzione di quelle in precario stato vegetativo), potatura razionale, periodica e pianificata; gestione del patrimonio fasce frangivento relativamente ad autorizzazioni, vendite, servitù di passaggio, ecc.; servizio di vigilanza a tutela del patrimonio (danni e abusi perpretati a danno delle fasce frangivento, occupazioni abusive, ecc. - nel documento si ricorda che le fasce frangivento sono sottoposte a vincolo forestale ed idrogeologico); servizio antincendio - protezione civile.
"Il ripristino del Nucleo Fasce Frangivento - prosegue Bonaldo - significherebbe reale tutela e salvaguardia del territorio e sviluppo per l'economia agricola" - "trasformare le fasce da solo costo a risorsa ed investimento tramite il riconoscimento di nuove risorse finanziarie provenienti anche da altri soggetti (Aiuti comunitari, Ministero Agricoltura ed Ambiente, Assessorato Agricoltura, Protezione civile nazionale e territoriale, ecc), significherebbe nuova occupazione".
Le OO.SS., sempre nelle osservazioni inoltrate all'Assessore, affermano che il Consorzio di Bonifica dell'Agro Pontino è dotato delle professionalità necessarie ai compiti da assegnare al "Nucleo Fasce Frangivento" compreso il personale di vigilanza che, a costo zero, potrebbe essere integrato con il personale di vigilanza della Amministrazione provinciale che dovrà essere collocato presso altre Amministrazioni.