LAMEZIA TERME- CALABRIA VERDE: DISORGANIZZAZIONE E INSTABILITA' NON DEVONO RICADERE SUI LAVORATORI
La totale disorganizzazione e l’instabilità che vive Calabria Verde, anche a seguito delle dimissioni del commissario, mette a rischio la vera missione di un’azienda che ha un ruolo fondamentale in settori decisivi per la regione, dall’assetto di un territorio a forte rischio idrogeologico, alla sorveglianza idraulica e ad una gestione produttiva della forestazione.
Occorre però dare certezze e mettere in campo una riorganizzazione incentrata ad un modello di gestione manageriale efficiente, che sappia mettere in atto una programmazione delle attività anche attraverso una sinergia con gli altri enti interessati, secondo un vero e proprio piano industriale che sia favorito da una politica capace di uscire dalla logica dell’emergenza.
Chiediamo al governatore Oliverio di intervenire immediatamente, e a tutte le forze politiche di sostenere una seria azione di risanamento e di rilancio dell’ente, perché su questi temi deve esserci una volontà unitaria di cambiare il corso delle cose. I lavoratori aspettano risposte, non a parole ma con fatti concreti.
La politica deve sapere fare gli interessi del territorio, mettendo da parte ogni altro genere di interessi.
La situazione in cui versa l’azienda Calabria Verde non è più sostenibile, ci vuole senso di responsabilità da parte della politica e soprattutto da parte di coloro che devono governare questa azienda, senza più aspettare i tempi lunghi legati ai commissariamenti che creano preoccupazione, confusione, disorganizzazione, e soprattutto distolgono l’attività aziendale dalla realizzazione della sua mission e dei suoi obiettivi.
Assistiamo ancora ad una errata attivazione di cassa integrazione, alla violazione dei diritti contrattuali, alla mancata erogazione di spettanze maturate (AIB) 2015, alla mancata applicazione del contratto pubblico per i sorveglianti idraulici.
Noi pretendiamo una gestione efficace ed efficiente, affidata ad uomini competenti e capaci che rispondano solo ed esclusivamente al raggiungimento di obiettivi quali la tutela dell’ambiente, la salvaguardia del territorio e dell’assetto idrogeologico e fluviale.
Serve una programmazione delle attività che parta dal reperimento delle risorse europee necessarie a creare nuova occupazione, quella occupazione che oggi sta venendo meno poiché con il tempo i lavoratori stanno andando in pensione.
I 7500 lavoratori non possono pagare il conto di contrasti politici e inefficienze. Si deve finalmente puntare sulle competenze, sulla qualità e capacità del personale, garantendone i diritti, per dare slancio a questa azienda che avrebbe dovuto rappresentare una inversione di tendenza nel settore: solo così la Calabria potrà forse cambiare realmente rotta e dare fiducia e speranza a tutti coloro che lavorano quotidianamente con impegno e dedizione.