REGIONE VENETO, DURE CRITICHE DI FAI FLAI E UILA AL TAVOLO VERDE
Agricoltura e Coronavirus, questo il tema del Tavolo Verde convocato della Regione Veneto, che ieri ha discusso con le sole associazioni agricole. Come sindacato, Fai Flai e Uila, rappresentiamo migliaia di lavoratori che operano quotidianamente nel settore agricolo, e riteniamo singolare e preoccupante che la disamina di una dichiarata emergenza sanitaria ed economica che coinvolge tutti i cittadini avvenga in un tavolo regionale con le sole imprese. Evidentemente per l’assessore Pan e la sua amministrazione i lavoratori occupati non meritano opportuna voce e rappresentanza, quasi che il lavoro in agricoltura non sia determinante per realizzare la raccolta e le produzioni. I timori espressi per una possibile scarsità di manodopera nei periodi di raccolta dei prodotti, potranno essere affrontati soltanto insieme a tutti i soggetti che operano nei campi e nei magazzini. Come sindacato sappiamo che contrattualmente esistono già modalità come le convenzioni (finora poco usate nella nostra regione, diversamente da altre) che richiedono solo di essere usate, valutate e discusse. La proposta di usare i voucher per assumere i lavoratori, è una stupidaggine. Usare il problema del Coronavirus per ridurre le tutele, la sicurezza e i diritti dei lavoratori è un atteggiamento della Regione Veneto aberrante e inqualificabile. Per il Sindacato, invece, servono proposte per garantire ammortizzatori sociali a questo settore che ne è privo così come servono proposte per garantire il reddito alle famiglie e ancor meglio proposte per incentivare la manodopera a lavorare nel settore agricolo. Sono già attivati da qualche mese i tavoli per il rinnovo dei contratti collettivi provinciali agricoli; quale occasione migliore per unire le sinergie tra produttori e lavoratori a fronte di questa “calamità” e per condividere strumenti utili anche attraverso gli enti bilaterali? Nei periodi di difficoltà come questo è importante fare chiarezza, tutelare le aziende, le produzioni (che nulla c'entrano con la pandemia umana) ma anche i lavoratori. Ripristinare i voucher non solo non è necessario (abbiamo strumenti che garantiscono sia flessibilità sia opportune garanzie) ma causerebbe una riduzione dei diritti, delle sicurezze sociali e dei controlli sulla salute. Ma come si può pensare di incentivare la presenza di lavoratori stranieri o locali necessari nelle raccolte e nelle produzioni agricole senza coinvolgere i loro rappresentanti, garantendo trasparenza, salute e sicurezza? La politica che vuole rappresentare gli interessi dei cittadini nel Veneto lo faccia tenendo conto del bene comune e non degli interessi e della bottega di qualcuno.
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