Sbarra (Fai Cisl): “Per vincere la fame, rimettere il Lavoro al centro della questione agroalimentare mondiale”
“Oggi parliamo di agricoltura come motore di sviluppo e di integrazione, nazionale e globale”. Sono le parole della relazione con cui Luigi Sbarra, Commissario della Fai Cisl nazionale, ha aperto i lavori del Convegno che la Federazione agroalimentare della Cisl ha realizzato all’Expo di Milano presso la Cascina Triulza sul tema: “Per nutrire il Pianeta il lavoro al centro dell’Agroalimentare Globale”. Con la partecipazione di Luigi Scordamaglia, Presidente Federalimentare, Giulio Sapelli, Ordinario di Storia Economica nell’Università Statale di Milano, Gabriele Canali, Associato di Economia Agroalimentare dell’Università Cattolica del S. Cuore di Piacenza, Mons. Fernando Chica Arellano, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni Onu dell’agricoltura, si è parlato di diritto al cibo e ad una sana ed equilibrata alimentazione, di sicurezza alimentare, di multifunzionalità, di valore sociale dell’impresa agricola. Ma soprattutto di lavoro nel contesto di un mercato globalizzato. Nella sua relazione, infatti, Sbarra, ha sottolineato come la globalizzazione dei mercati agroalimentari abbia avuto una forte accelerazione negli ultimi due decenni del secolo scorso, quando sono aumentati in modo molto rilevante gli scambi commerciali di prodotti agricoli e alimentari a livello globale. La caduta delle barriere, che favorisce lo spostamento delle persone e il permanere di forti differenziali di reddito, di speranza e di qualità della vita, stanno determinano forti flussi migratori che vedono coinvolto il nostro sistema produttivo e sociale in modi diversi. In agricoltura ad esempio, nel nostro Paese, al netto dei fenomeni infami di sfruttamento e di caporalato, gli immigrati svolgono oggi un ruolo importante e crescente, integrando e quasi mai sottraendo offerta di lavoro nazionale”. “Ma l’internazionalizzazione dei mercati – ha aggiunto Sbarra - pone anche problemi in termini di competizione globale, basata spesso anche su forti differenziali di costo della manodopera tra Paese e Paese, anche all’interno dell’Europa. Per questa ragione è ormai sempre più indispensabile un approccio sia alla normativa nel campo della tutela del lavoro che alla sua regolazione, che tenda verso una maggiore coerenza, innanzitutto a livello europeo e poi a livello internazionale. La vera competitività, infatti, non si realizza svalutando il lavoro ma, al contrario, puntando sull’eccellenza, sulla tipicità, sulla multifunzionalità e quindi si realizza, elevando il livello di professionalità, di salario e di tutela dei lavoratori. Una volta «fare agricoltura» voleva dire solo lavorare la terra. Oggi le filiere si chiudono su internet, ma con molti rischi. Il porto franco della Rete è infatti anche vettore di grandi rischi legati alla diffusione dei falsi italiani, il cosiddetto «Italian sounding», di cui si è parlato e si parlerà molto qui ad Expo, da cui possiamo solo difenderci con la nostra vera miniera: qualità e la tipicità”. “La dimensione economica e quella etica – ha detto ancora il Commissario nazionale della Fai Cisl - si fondono in agricoltura come in nessun altro settore, senza dimenticare che la trasformazione della terra e la produzione di cibo hanno assunto la stessa importanza del petrolio. Chi ne controllerà le dinamiche produttive, chi possiederà la terra, chi avrà accesso alle tecnologia e all’innovazione, controllerà un bene strategico in chiave geopolitica, al pari degli idrocarburi e delle risorse minerarie. Sotto questo aspetto il panorama mondiale è a dir poco allarmante. Circa un terzo del cibo prodotto nel mondo, secondo la Fao, viene perduto. In Italia ogni anno si perde una quantità di cibo tale da soddisfare i fabbisogni alimentari per l’intero anno dei tre quarti della popolazione nazionale. E’ dunque indispensabile stimolare il dibattito sull’alimentazione e sul cibo, sulla riduzione dello spreco alimentare; sulla fame nel mondo, attraverso la promozione di culture diffuse e sostenibili; la salvaguardare la biodiversità; la promozione della sicurezza alimentare e la tutela dell’ambiente attraverso il presidio del territorio. Non possiamo certo limitarci all’analisi e alla denuncia e la Carta di Milano è una vera Costituzione universalista che ha recepito le richieste del sindacato e in cui trovano ampio spazio i temi dello sfruttamento, del superamento del lavoro irregolare, del contrasto del lavoro minorile, delle tutele alle donne lavoratrici. Il sindacato si muove dentro questo grande e complesso perimetro nazionale e internazionale, interpretando un ruolo determinante. L’universalità della rappresentanza è questione prioritaria dal punto di vista etico ed è anche l’unica via per integrare tanta marginalità sociale, con benefici economici per tutti. Solo se i lavoratori sono trattati con rispetto e sono remunerati in modo adeguato possono emanciparsi da quel bisogno che è benzina sul fuoco dei regimi totalitari”. “Solo diritti e organizzazione sociale garantiscono quella partecipazione che serve per avviare dinamiche di integrazione dal basso. Bisogna fare di tutto per avviare processi autosostenuti di coesione. Che Expo 2015 sia dunque – ha concluso Sbarra - anche e soprattutto il loro spazio, che sia dimensione di progettualità condivisa tra istituzioni, imprese e lavoro, che sia laboratorio di modelli produttivi maggiormente collaborativi. Nel suo intervento Mons. Chica Arellano ha sottolineato che è necessario pensare all’altro ed esplicitare un dovere nella solidarietà per contribuire a superare la fame nel mondo. Il messaggio del Presidente di Federalimentare, Scordamaglia, è stato quello di puntare sulla innovazione e sulla professionalità. Solo l’industria manifatturiera intelligente, infatti, quella che innova, quella alimentare, potrà essere di vero aiuto alla ripresa del nostro Paese e proprio per rilanciare l’industria alimentare italiana, è stato chiesto a Renzi, alla recente assemblea di Federalimentare, di mettere mano alla burocrazia per aiutare tutto il settore, difendendo e valorizzano le tipicità e la nostra capacità produttiva. Ricercare soluzioni reciprocamente soddisfacenti saranno anche gli obiettivi che ci vedranno impegnati nel prossimo rinnovo del Ccnl alimentare. Per il Prof. Sapelli sbaglia chi dice di capire tutto di questa crisi. Nell’economia mondiale si sta fermando lo sviluppo dei paesi emergenti. La Cina e l’America Latina si sono infatti arrestate perché non hanno sviluppato le proprie infrastrutture. L’Ocse ci fa notare che solo l’India crescerà ancora, perché si è liberata dal controllo della Cina ed ha puntato sul proprio sviluppo interno. In agricoltura il messaggio da dare al mondo è quello di reinvestire nella cooperazione, sistema in cui Cisl, che ha una cultura associativa, non ha difficoltà a riconoscersi. Per il Prof. Canali, è fondamentale comprendere quanto sia di interesse mondiale il tema dell’Expo 2015. Da alcune decenni, la produzione agroalimentare mondiale è più che sufficiente per sfamare tutta la popolazione. Il problema di chi soffre oggi la fame nel mondo è la povertà. Quindi la grande sfida è sconfiggerla, aiutando i poveri a partecipare queste al sistema produttivo anche con la giusta remunerazione per il proprio lavoro. Se c’è sviluppo sociale, se c’è sostenibilità, se c’è tutela ambientale, si può vincere questa sfida. Concludendo il dibattito Sbarra ha sottolineato come “sia ormai giunto il tempo di investire su un modello che punti alla promozione e alla tutela della qualità, attraverso la promozione e la tutela del lavoro. Saremo in grado di raggiungere questo traguardo se sapremo lavorare tutti insieme, uniti sui tanti obiettivi che abbiamo in comune. La Cisl è pronta, come ripete Annamaria Furlan, a mettere la sua competenza e la propria energia in campo, per sostenere crescita, sviluppo, lavoro, coesione per il bene comune”.