"LA TERRA A CHI LA LAVORA", PRESENTATO A TREVISO IL LIBRO CHE RICOSTRUISCE LE LOTTE DELLA CISL PER IL RISCATTO DEI MEZZADRI IN VENETO
Nell’Italia del secondo dopoguerra l’Italia si affacciava al mondo nuovo dell’unificazione europea con un’economia profondamente arretrata e prevalentemente agricola. I grandi proprietari terrieri ricorrevano spesso ai rapporti di lavoro a mezzadria, che di fatto era organizzata ancora come un sistema semifeudale.
Per il movimento sindacale, che vedeva nell’operaio e nel bracciante salariato il soggetto centrale da rappresentare, i mezzadri costituivano un soggetto anomalo: non erano proprietari, né imprenditori, né proletari subordinati. Oggi li chiameremmo probabilmente “lavoratori atipici”. Questa massa di famiglie sfruttate nei campi poneva quindi un grande interrogativo sulla strategia dell’azione sindacale: migliorare le condizioni pattizie a favore dei mezzadri, oppure puntare al superamento di questa condizione lavorativa? La scelta della Cisl fu subito chiara e netta: la mezzadria andava abolita e la terra consegnata a chi la lavorava, perciò intraprese, su indicazione e con la partecipazione di Giulio Pastore, una lunga e spesso aspra lotta di riscatto, e accompagnò questa scelta politica con determinazione sia sotto il profilo della rappresentanza che dell’azione organizzativa. Riconobbe ai mezzadri una propria specificità all’interno del Settore Terra con la costituzione della federazione di categoria, la Federazione Nazionale Sindacale Mezzadri e Coloni, unificatati nel 1958 con quella dei Coltivatori Diretti. Poi si diede un piano di lavoro sindacale finalizzato a potenziare la propria presenza nelle aree dove la mezzadria era più diffusa. Tra queste il Veneto e in particolare la provincia di Treviso, dove lo stesso Pastore inviò il modenese Antonio Neri, che nel giro di qualche anno costruì una rete di dirigenti, tra i quali Ferruccio Paro, oggi 93enne, e riuscì nel difficile intento di organizzare i mezzadri veneti. La lotta si concluse vittoriosamente nel 1971, quando i mezzadri poterono acquisire le terre che lavoravano e celebrarono orgogliosamente in tanti territori il “funerale della mezzadria”.
Oggi una parte importante di questa storia semisconosciuta, in particolare quella che riguarda alcuni territori del Veneto, è stata ricostruita dallo storico Mauro Pitteri nel libro “La terra a chi la lavora. La Cisl e le lotte mezzadrili in Veneto nel secondo Novecento”, edito da Agrilavoro con il contributo della Fondazione Fai-Cisl Studi e Ricerche.
Mauro Pitteri ha presentato ieri in anteprima il volume a Campo di Pietra, Treviso, nell’azienda storica Ornella Molon, insieme al sociologo Paolo Feltrin, al Presidente della Fondazione Pastore, Aldo Carera, al Presidente della Fondazione Fai-Cisl Studi e Ricerche Vincenzo Conso, e ad Onofrio Rota, Segretario Generale della Fai-Cisl nazionale, la federazione che oggi rappresenta le categorie del settore agroalimentare. “Ferruccio Paro e la Cisl – ha detto lo storico – lottarono non solo per restituire dignità a lavoratori costretti ancora a pratiche semifeudali, come le prestazioni di lavoro gratuite, ma con le loro lotte contribuirono a consolidare la fragile democrazia italiana”.
La data dell’evento non è stata scelta casualmente, essendo il 14 ottobre la ricorrenza della morte di Giulio Pastore, avvenuta 53 anni fa: “Un bel modo – ha sottolineato Rota – per omaggiare la sua figura di fondatore della Cisl e di padre costituente, assoluto protagonista della Repubblica e del Novecento, che trasformò le lotte mezzadrili, senza passare per il collettivismo forzato, in vera e propria emancipazione sociale, economica e culturale di migliaia di persone che presero coscienza dei propri diritti di lavoratori, del proprio ruolo di produttori, della loro forza collettiva, dell’efficacia dell’agire come sindacato: un sogno realizzato che oggi la nostra federazione porta avanti in tutti i livelli, ad esempio con il progetto di Terra Viva, associazione liberi produttori agricoli, oppure con le battaglie quotidiane in tutti quei contesti del lavoro nei quali le regole e i diritti sono calpestati, come nei ghetti dei braccianti, nel lavoro nero, nelle speculazioni delle agromafie”.
Ospite d’onore, alla presentazione del volume, con oltre 200 partecipanti, proprio Ferruccio Paro, la cui lucida e commovente testimonianza ha ripercorso per tappe quel grande cammino di lotta ed emancipazione: “Il regime fascista aveva ridotto i mezzadri a larve umane, c’era la pellagra, una miseria immensa, eravamo in balia della volontà del concedente e ci avevano tolto ogni briciolo di libertà”, ha detto: “Oggi veramente possiamo affermare d’aver avuto ragione nel sostenere che le capacità imprenditoriali di gestione dei fondi era data dai mezzadri e non dalla proprietà terriera concedente mezzadria, infatti dalla fine di quel sistema fu generata tanta ricchezza, furono riqualificate la manodopera e l’intera agricoltura, fino alle eccellenze produttive di cui oggi beneficiamo”.
Una memoria importante, dunque, da condividere con le nuove generazioni per ricordare come il benessere attuale, grande o piccolo che sia, è anche il frutto della determinazione con la quale, chi ci ha preceduti, ha preso parte a una grande storia di lotta e partecipazione sindacale.