PESCA, PATRIZIO GIORNI: "IL PIANO EUROPEO SULLA SOSTENIBILITÀ METTE A RISCHIO L’OCCUPAZIONE, PERSI GIÀ 18 MILA ADDETTI"
Il Segretario nazionale con delega alla pesca commenta il nuovo piano europeo: "Non vengono considerati tutti gli altri fattori che danneggiano l'ecosistema marino”
“La Commissione Europea ha presentato un piano di azione per migliorare la sostenibilità e la resilienza della pesca e dell’acquacoltura. Come Fai-Cisl, in una logica di tutela ambientale, condividiamo le misure che vanno verso la promozione dell’uso di fonti energetiche pulite e della ridotta dipendenza dai combustibili fossili, ma riteniamo che di queste scelte non debba farsi carico da solo il comparto della pesca, mettendo gravemente a rischio imprese e occupazione”.
Così il Segretario nazionale della Fai-Cisl Patrizio Giorni commenta il nuovo piano europeo sulla pesca.
“Finora la PCP, Politica Comune della Pesca – spiega il sindacalista – non ha raggiunto gli obiettivi prefissati, diminuendo ogni anno i giorni di pesca delle flotte europee. Non vengono tenuti in considerazione tutti gli altri fattori che contribuiscono a danneggiare l’ecosistema marino: il cambiamento climatico, il commercio marittimo, il turismo marittimo e le flotte dei paesi terzi che continuano a pescare senza regole”.
“Il piano di azione presentato – conclude Giorni – non è efficiente né efficace e prevede di eliminare gradualmente la pesca in tutte le aree marine protette entro il 2030 incrementando le stesse di un ulteriore 30%. Questa previsione, se attuata comporterebbe un ulteriore problema di sostenibilità economica per le imprese e, soprattutto, un immediato risvolto negativo rispetto alla tenuta occupazionale del settore. Riteniamo che nell’ambito delle politiche della Commissione Europea sul tema della pesca la sostenibilità sociale debba essere considerata come elemento essenziale e strategico; a tal proposito, ricordiamo come negli ultimi venti anni, anche a seguito di una politica comunitaria volta a limitare sistematicamente lo sforzo di pesca, la flotta peschereccia italiana si sia ridotta numericamente del 20% con una perdita, nello stesso arco temporale, di circa 18 mila addetti”.