PESCA, A CHIOGGIA L’EVENTO FAI-CISL: "PUNTARE SU RICAMBIO GENERAZIONALE, AUMENTI SALARIALI E SICUREZZA PER RILANCIARE IL COMPARTO"
40mila addetti nel 2005 contro i meno di 17mila attuali, con una età media di 55 anni. Parte da questo dato significativo il confronto su “Pesca: un equilibrio tra tradizione e sostenibilità” organizzato dal coordinamento pesca della Fai-Cisl nazionale e che si è svolto presso l’Auditorium San Nicolò di Chioggia, una delle marinerie più importanti d’Italia.
In apertura l’introduzione di Andrea Zanin, Segretario generale Fai-Cisl Veneto e i saluti istituzionali del Sindaco di Chioggia Mauro Armelao e dell’Assessore ai Servizi Sociali Sandro Marangon e i consiglieri regionali Jonatan Montanariello e Marco Dolfin.
Alla tavola rotonda, coordinata da Pierpaolo Piva, Segretario Generale Fai-Cisl Venezia e responsabile nazionale del Coordinamento Pesca, hanno partecipato Patrizio Giorni, Segretario nazionale Fai-Cisl, Antonio Gottardo, responsabile settore agroalimentare Legacoop Veneto e Marco Spinadin di Confcooperative Fedagripesca.
Molti i temi affrontati nel dibattito, dal quale emerge la necessità di rendere più attrattivo il comparto, che soffre di un mancato ricambio generazionale. Sono urgenti politiche di aumento salariale, ammortizzatori sociali certi, soprattutto durante il fermo pesca, maggiore sicurezza e tutele. Particolarmente attese le nomine europee, con l’auspicata istituzione di una commissione dedicata esclusivamente alla pesca, che possa redigere un piano d’azione che valorizzi il comparto e cerchi di analizzarne le reali difficoltà.
Le conclusioni sono state affidate al Segretario generale Fai-Cisl nazionale Onofrio Rota: “La pesca, oggi, ha un futuro? - questa è la domanda dalla quale è partito Rota che ha proseguito – “Di fronte a un profondo cambiamento demografico, ambientale, climatico e sociale non possiamo non affrontare il tema della tradizione di un comparto storico per il nostro Paese, che però non è più sostenibile economicamente. Diversificare le attività sarà necessario per sopravvivere in questo settore complesso, che subisce l’aumento dei costi di produzione, caratterizzato da una professione faticosa e usurante, spesso non tutelata. Se vogliamo davvero rilanciare il settore, dobbiamo contribuire tutti, ciascuno per le proprie competenze, a portare nei tavoli istituzionali le richieste che arrivano dai lavoratori e dalle aziende, per non perdere il valore aggiunto di una eccellenza che, ancora oggi, contraddistingue il Made in Italy agroalimentare”.