VENETO - LA CRISI HA MINATO LE FAMIGLIE, MA C’E’ FIDUCIA PER IL FUTURO
In Veneto una famiglia su tre ha un famigliare che ha perso il lavoro, quattro veneti su cinque hanno un amico licenziato. Sono traumatici, anche nella nostra regione, gli effetti della lunga crisi economica che ha travolto lavoro e certezze. Lo dice un’indagine della FAI e FILCA CISL del Veneto, condotta dall’Ufficio ricerca e comunicazione, che ha raccolto le opinioni da un campione rappresentativo di propri delegati e di lavoratori.
A cavallo tra fine 2014 ed inizio 2015 sono state raccolte circa 730 interviste, metà tra delegati della FAI e FILCA CISL nelle varie aziende della regione e metà tra campione generico di residenti in regione. Il campione è rappresentativo della realtà veneta sia per genere sia per classi di età.
“La crisi ha inciso profondamente nel tessuto sociale veneto – ha affermato nel presentare i dati Onofrio Rota, Segretario regionale della FAI CISL – ed ha minato le certezze che le famiglie hanno costruito con anni di lavoro e fatica. Sono poche le famiglie che non hanno un componente licenziato negli ultimi anni, sono pochissimi i veneti che non abbiano un conoscente senza lavoro. L’indagine scopre però anche un grande patrimonio di ottimismo e di voglia di rimboccarsi le maniche per riuscire a risalire la china, sfruttando tutte le opportunità che in questa fase la timida ripresa ci propone”.
Per gli intervistati i settori che hanno maggiormente sentito la crisi sono in primo luogo l’edilizia, il legno/arredamento, il tessile, il commercio, il metalmeccanico e le libere professioni. Durante la crisi un ruolo fondamentale è stato svolto dagli ammortizzatori sociali, in particolare cassa integrazione ordinaria e in deroga. Molto utilizzati anche i prepensionamenti e le varie forme di mobilità.
Il 22% del campione afferma che generalmente chi ha perso il lavoro nel settore di riferimento non è stato in grado di ricollocarsi. E’ stato comunque più facile ricollocarsi in settori diversi e con mansioni diverse. In altri termini ha superato la crisi chi è stato in grado di cambiare. Secondo gli intervistati, dovendo ridurre il personale, le aziende dovrebbero applicare priorità quali la situazione socio-economica e famigliare, la maggiore anzianità, la scarsa specializzazione e la salvaguardia del posto di lavoro per gli italiani.
Quasi unanime il campione (98%) sulla percezione dell’esistenza nel proprio territorio di famiglie che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. In generale è emersa la difficoltà ad arrivare alla terza settimana dal ricevimento dello stipendio. Per l’82% degli intervistati la crisi è entrata direttamente nella propria vita, costringendoli a modificare il proprio stile di vita e le proprie spese. Altro pesante effetto della crisi è la percezione di un netto peggioramento del contesto sociale con una forte crescita della criminalità e delle irregolarità sul lavoro, con aumento di fenomeni di lavoro nero, sfruttamento e violazioni delle norme di sicurezza.
Dalla rilevazione emerge in maniera netta come il livello di fiducia nei confronti delle istituzioni sia assolutamente molto basso. Il sindacato regge, ma parlamento, sia maggioranza sia minoranza, e governo non sono affatto apprezzati. Comune, Regione ed Europa, invece, si attestano su livelli media. Davvero molto interessante, infine, la lista degli ambiti su cui risulta necessario intervenire subito. A sorpresa quello più citato e più urgente è quello della scuola e della formazione. Subito a seguire la sburocratizzazione, la tutela del territorio, la necessità di far ripartire il manifatturiero, l’esigenza di aumentare i servizi per la non autosufficienza e lo sviluppo del turismo culturale ed enogastronomico.
“In conclusione - afferma Onofrio Rota - abbiamo rilevato che la maggioranza (60%) dei veneti ha un livello medio di fiducia nel futuro per il quale rimane la speranza e l’aspettativa di un cambiamento possibile e a portata di mano. Le cose da fare, come abbiamo visto, sono ben chiare a tutti: investire sulla formazione, nella semplificazione burocratica e curare meglio il nostro territorio valorizzando le nostre risorse culturali. Per quanto ci riguarda, aprire tavoli di contrattazione principalmente aziendale e territoriale è a tutti gli effetti uno dei principali ambiti di interesse e di sviluppo dell’azione sindacale della CISL – ha sostenuto Rota – sia sul fronte contrattuale e del lavoro sia sul welfare integrativo. Credo sia indiscutibile che bilateralità e mutualità, assieme al welfare condiviso, siano le vie principali per aiutare e sostenere i più deboli, specie in un momento difficile come questo. Inoltre la Cisl ha lanciato la campagna per la presentazione della legge di iniziativa popolare “Per un fisco più equo” e nei prossimi mesi raccoglieremo sul territorio le firme di cittadini e lavoratori a sostegno della nostra proposta”.
Ufficio Stampa Fai Cisl Veneto