LAVORATORI AGRICOLI MIGRANTI, SVOLTA A MATERA LA CONFERENZA FINALE DEL PROGETTO VP/2017/001/0044 PER LO SVILUPPO DI PARTNERSHIP E SERVIZI DI RETE

Si è svolta a Matera, nei pomeriggi del 9 e 10 ottobre, la conferenza finale del progetto europeo VP/2017/001/0044, dal titolo “Lo sviluppo di partnership e servizi di rete per i lavoratori stagionali agricoli migranti”. Nato per soddisfare la necessità dei sindacalisti e dei componenti dei consigli di fabbrica di promuovere in maniera più efficace le procedure di informazione e consultazione, il progetto, finanziato dall’Unione Europea, è stato avviato due anni fa e ha visto il coinvolgimento di diverse organizzazioni, sia datoriali che dei lavoratori: FAI CISL (Italia), CGC AGRO (Francia), IGBAU (Germania), CETTAR (Confederazione Europea degli Imprenditori agricoli), OBES (Grecia), ALPAA (Italia), EFFAT (sindacato europeo dei settori agroalimentare e turistico), PODKREPA (Bulgaria), FNSZ (Bulgaria), CONFEDERDIA (Italia), AGROSINDIKAT (Macedonia del Nord), COLDIRETTI (Italia). Sono intervenuti alla due guorni i rappresentanti di tutte le organizzazioni.

Nel pomeriggio del 9 ottobre, si è svolta la tavola rotonda “Il lavoratore migrante, risorsa per il settore agricolo. Accoglienza, integrazione e tutele”, presentata da Sabrina Rovidotti, che per la Fai Cisl segue i progetti internazionali, e moderata da Stefano Faiotto, responsabile del dipartimento agricoltura per la stessa federazione: “Il senso del nostro progetto – ha detto Faiotto – è perfettamente rappresentato da Matera, una città bellissima ma diversa da tutte le altre, passata da vergogna nazionale a eccellenza mondiale: un esempio di riscatto che è quel che abbiamo pensato noi creando questa rete internazionale, con lo scopo di progettare risposte positive e normalizzare il lavoro agricolo, renderlo un’opportunità e uno strumento di realizzazione per tutti i lavoratori”.

Il progetto è stato esposto da Jean-Pierre Klapuch, che in qualità di Reseau Projectives ha descritto le fasi e i risultati principali emersi da un questionario somministrato a tutte le realtà partecipanti: “Abbiamo riscontrato – ha detto Klapuch – che le problematiche hanno molti aspetti in comune tra tutti i sette Paesi coinvolti, nonostante alcuni siano a forte attrazione dei lavoratori migranti e altri a maggiore vocazione emigratoria. Tra gli aspetti principali, il bisogno di superare le barriere linguistiche, per intensificare lo scambio di informazioni e le buone pratiche, e di coinvolgere sempre più le ambasciate, anche con la presenza di rappresentanti delle parti sociali nelle loro sedi”. Obiettivi basilari, il contrasto al caporalato e al lavoro nero.

Come è emerso infatti dal progetto, gli occupati agricoli immigrati in Italia sono 346 mila su circa 1 milione. È previsto il loro raddoppio entro il 2050. Non meno di 400 mila stranieri, però, sono a rischio sfruttamento, secondo le logiche di una transumanza forzata tra un sistema agricolo e un altro, in balìa di organizzazioni criminali che si muovono a livello territoriale, nazionale e perfino internazionale, sostituendosi allo Stato nell’offerta di specifici servizi alle imprese: collocamento, trasporto, vitto e alloggio. Una sorta di sistema di welfare alternativo a quello legale. Molto apprezzata, da questo punto di vista, è stata anche la campagna Sos Caporalato, che ha visto l’attivazione da parte della Fai Cisl del numero verde 800.199.100 per denunciare casi di sfruttamento e lavoro nero.

Ermanno Bonaldo, oltre a esporre i dati sul lavoro migrante e il caporalato, ha sottolineato gli obiettivi perseguiti dalla Fai Cisl all’interno dell’EFFAT, in cui ha rivestito il ruolo di coordinatore dei settori dell’agricoltura, food, bevande e tabacco: “L’Europa – ha detto – è fatta anche di tante diversificazioni, con condizioni contrattuali e relazioni industriali estremamente diverse tra loro. Questo progetto è fondamentale nell’ottica del rafforzamento del dialogo sociale settoriale, che la Fai ha perseguito costantemente negli ultimi anni avendo esercitato la presidenza in questo gruppo di lavoro all’interno della Commissione Europea”. Altro aspetto rimarcato da Bonaldo, quello della formazione, prezioso anche “per investire sulla sicurezza e ridurre il numero degli infortuni, che rimane inaccettabile soprattutto nell’edilizia e, appunto, nell’agricoltura”. Ampio spazio è stato riservato alla nuova Pac, sulla quale la Fai Cisl e gli altri sindacati italiani stanno da tempo proponendo l’introduzione di condizionalità sociali, che possano vincolare i finanziamenti agricoli europei al rispetto dei contratti e della concorrenza leale. Sono stati inoltre presentati due opuscoli realizzati dalla Fai Cisl, in 16 lingue, per informare lavoratrici e lavoratori sulle tutele sanitarie previste dai contratti nazionali e provinciali e sulle tutele derivanti dall’indennità di disoccupazione agricola.

Non è mancato all’interno del progetto anche uno specifico caso studio, che ha riguardato la comunità macedone residente in Piemonte. “Un esempio di integrazione, riguardante soprattutto lavoratori agricoli”, ha spiegato Padre Michele (Mihajlo Matevski), sacerdote che da anni segue la comunità macedone nella regione: “Una comunità che si è radicata prima nel territorio di Alba e poi progressivamente in altri territori”, ha ricordato invece in rappresentanza dell’Anolf Cuneo Roger Davico: “Tutti territori che in passato erano poveri e spingevano le popolazioni locali ad emigrare, mentre oggi attirano lavoratori e producono ricchezza, soprattutto grazie alle eccellenze agroalimentari, tra le quali spiccano i prodotti della Ferrero, la filiera lattiero-casearia, il comparto vitivinicolo ed eno-turistico”.

Il pomeriggio seguente si è svolta invece la tavola rotonda dal titolo “Partnership e Servizi di Rete per i lavoratori agricoli migranti”, coordinata dal Presidente della Fondazione Fai Cisl Studi e Ricerche Vincenzo Conso. Oltre alle organizzazioni partner sono intervenuti rappresentanti della Confederazione europea dei Sindacati (CES) e di diverse ambasciate. Arnd Spahn, segretario del settore agricoltura dell’EFFAT, ha elogiato Matera come esempio positivo del secondo pilastro della PAC, vale a dire dello sviluppo del tessuto sociale. Il sindacalista ha salutato con favore i progressi raggiunti dalle organizzazioni di tutti i paesi europei per capire i propri errori e avvicinare i lavoratori migranti, ma ha ricordato anche che le condizioni di lavoro restano spesso catastrofiche, gestite da caporali e sfruttatori.

A concludere i lavori è stato il Segretario generale della Fai Cisl Onofrio Rota, che ha sottolineato l’importanza di un approccio europeo nel contrasto allo sfruttamento degli operai agricoli. “Il senso di questo progetto europeo – ha detto – potrebbe essere racchiuso in tre parole: crescita, inclusione, partecipazione. È un vero e proprio piano d’azione e cooperazione che mettiamo al servizio di tutta la collettività per fare in modo che lavoratrici e lavoratori migranti, che certamente rappresentano una componente strutturale e determinante per l’economia agricola italiana ed europea, possano trovare nel lavoro agricolo uno strumento di crescita personale e professionale, nonché un’opportunità di inserimento sociale e integrazione”. “È determinante, per le parti sociali – ha aggiunto Rota – affrontare la sfida della sindacalizzazione del lavoro stagionale partendo dalla concreta promozione di reti sociali, sinergie settoriali, processi formativi e inclusivi, per fare del lavoro un processo di integrazione economica e culturale che non sia tanto il frutto di una mano pietista e paternalistica, ma una conquista concreta, quotidiana, che si realizzi nella partecipazione, nella cultura dell’incontro, nella diffusione delle buone pratiche contrattuali e bilaterali”.

Nella serata del 10 ottobre, infine, nell’ambito dell’evento “Fai Bella l’Italia” della Fai Cisl, i rappresentanti delle organizzazioni partner hanno preso parte alla prima rappresentazione nazionale dello spettacolo teatrale “Il Delegato”. Tratto dal libro “Dialogo tra generazioni. Sul ruolo del delegato”, di Ludovico Ferro, lo spettacolo racconta l’evoluzione del ruolo del delegato sindacale, con particolare riferimento a una ricerca sociologica eseguita nell’ambito dell’industria alimentare.

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