DIALOGO SOCIALE, AL CNR WORKSHOP DEL PROGETTO EUROPEO E.A.T.S.
La sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) a Roma, ha ospitato ieri la tappa italiana del progetto europeo E.A.T.S. rivolto a rafforzare gli attori della filiera agroalimentare attraverso il dialogo sociale.
Con Fai-Cisl capofila del progetto hanno partecipato all’evento le altre 11 organizzazioni partner: per l’Italia, Fondazione Adapt, Cnr-Irpps, Fondazione Fai-Cisl Studi e Ricerche, Terra Viva, Coldiretti, poi Agro-Sindikat (Macedonia del Nord), Fga-Cfdt (Francia), Obes (Grecia), Effat (Federazione europea dei sindacati dei settori alimentare, agricolo e turistico), Fnsz (Bulgaria), Ugt Fica (Spagna), più i partner associati Confederdia, Anolf Cuneo, Anolf Puglia, Alpaa, Saeepe e l’ente affiliato Adapt.
In apertura dei lavori il segretario generale della Fai-Cisl, Onofrio Rota, ha ricordato la convocazione di Cgil, Cisl e Uil da parte del Governo per il prossimo 30 maggio: “Una conquista importante - ha detto il sindacalista - raggiunta anche grazie alle manifestazioni unitarie confederali: il dialogo sociale fa parte della nostra identità ed è l’unica via per costruire proposte valide e avviare un reale processo riformista, un confronto che per i nostri settori stiamo perseguendo sia su tanti fronti contrattuali che nei tavoli su Pnrr e Pac”. “Servono investimenti su lavoro e imprese, colpiti prima dalla pandemia e poi da criticità come la guerra in Ucraina, l’inflazione, gli eventi calamitosi - ha aggiunto il leader della Fai-Cisl - ma le risorse non saranno mai sufficienti senza un vero dialogo sociale capace di produrre una prospettiva con politiche agricole e industriali adeguate ai tempi, superando la logica dei sussidi a pioggia, come per la condizionalità sociale della nuova Pac”.
Durante la giornata si sono svolte anche due tavole rotonde con dirigenti sindacali e docenti e sono stati presentati alcuni primi risultati di una ricerca condotta da Cnr, Adapt e Fondazione Fai-Cisl Studi e Ricerche. Dalla survey, che ha interrogato associazioni dei lavoratori e datoriali d’Europa, è emersa una debolezza strutturale del dialogo sociale nell’agroalimentare rispetto ad altri settori economici. Tra i principali elementi di indebolimento ci sono il lavoro stagionale, migrante, informale, le disparità di genere, le condizioni di lavoro e l’accesso limitato alla protezione sociale.
“Il dialogo sociale – ha detto Vincenzo Conso, Presidente della Fondazione Fai-Cisl Studi e Ricerche – è percepito come più rilevante dalle associazioni datoriali che sindacali e più rilevante nell’Europa del Sud che dell’Est sia nel settore agricolo che nell’industria alimentare. In Italia – ha spiegato – abbiamo il Tavolo Nazionale per le Politiche Agricole inerente soprattutto questioni come il mercato, la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo rurale, e abbiamo una contrattazione collettiva affiancata da una importante contrattazione decentrata a livello territoriale, inoltre la bilateralità è storicamente radicata, fin dal 1936 con la Cassa nazionale di assistenza per gli impiegati agricoli e forestali, oggi Enpaia, e con le Casse extra legem degli anni ’50, oggi Enti bilaterali territoriali: questo patrimonio andrebbe valorizzato anche per affrontare le sfide più urgenti, come la necessità di nuova manodopera qualificata, perché registriamo un fabbisogno di 150mila unità su quasi un milione di lavoratori attuali”.
In allegato l'articolo pubblicato dal quotidiano Conquiste del Lavoro
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