AREE INTERNE, FAI-CISL ALLE GIORNATE SYMBOLA: “URGENTE UN PATTO SOCIALE PER IL RECUPERO DEI TERRITORI”
“Dalle proposte raccolte in questi anni da Symbola emerge chiaramente il bisogno di aprire gli occhi sul necessario neopopolamento dei territori, che può essere realizzato solo investendo su giovani e donne, sempre più protagonisti delle filiere agroalimentari, e su nuove politiche di accoglienza e inclusione dei migranti, traino portante di tanti nostri settori e spesso centrali nel recupero di attività e aree in abbandono. Per noi questo si traduce in un bisogno urgente di un patto sociale volto a ripopolare i territori e valorizzare soprattutto le aree interne e montane”.
Lo ha detto la Segretaria nazionale della Fai-Cisl Raffaella Buonaguro concludendo a Treia, Macerata, la prima mattinata delle Giornate della Soft Economy, giunte alla XIII edizione, dedicate quest’anno al tema “Comunità presenti e beni comuni. Le radici del futuro”, promosse da Symbola e numerosi altri partner, tra i quali la Federazione agroalimentare cislina.
“Un patto sociale – ha puntualizzato la sindacalista – capace di riunire istituzioni nazionali e locali, imprese e associazioni, parti sociali, comunità residenti, per creare da subito una sinergia concreta. Invertire lo spopolamento non significa solo fare strade o connessioni digitali, significa portare lavoro, servizi, attività produttive, dunque infrastrutture materiali e immateriali, come dimostrano anche i progetti riusciti di rigenerazione, purtroppo concentrati più nel centro nord e molto meno nel Mezzogiorno. Condividiamo pienamente l’appello di Symbola, in questo senso, a investire su un nuovo associazionismo fondiario per recuperare i tanti territori e beni privati abbandonati e trasformarli in beni comuni, reintroducendoli in una circolarità economica capace di creare occupazione e nuove attività, quando invece l’abbandono del territorio e dei boschi ha contribuito negli ultimi anni a contrarre le attività agricole e ad aumentare drasticamente il rischio idrogeologico, come certificano chiaramente i dati Ispra”.
“Facciamo nostre anche le perplessità emerse da più parti sulla nuova Legge sulla montagna, che dovrebbe favorirne il ripopolamento ma rischia di scontrarsi, come avevamo segnalato, con almeno tre forti criticità: parametri fisici anziché socioeconomici, scarsa dotazione finanziaria, formalità burocratiche che renderanno lunghissimi i tempi di applicazione, peraltro senza minimamente considerare le professionalità che andrebbero rese protagoniste di questo ripopolamento, a partire dai lavoratori idraulico forestali e delle filiere agroalimentari”.
“I numeri dell’Istat – ha concluso Buonaguro – parlano chiaro: almeno fino al 2031 perderemo popolazione in tutto il Paese, ma soprattutto nelle zone rurali, dove si prevede un calo del 5,5%: passeremo da 10,1 milioni di residenti a 9,5 milioni, e nel Mezzogiorno la situazione è ancora più drammatica, visto che il 94% dei Comuni perderà abitanti, con una riduzione complessiva della popolazione pari all’8,8%. Come Fai-Cisl continueremo a proporre un potente bisogno di cambiamento nell’approccio alle aree interne, che non sono aree marginali ma il cuore pulsante del territorio italiano, fatto per il 70% da aree interne e montane e per il 25% da suolo agricolo: una sfida che lega a doppio filo il contrasto alla crisi climatica e alla crisi demografica”.
Tra le proposte del sindacato, ricordate da Buonaguro: il riutilizzo delle terre dismesse, infrastrutture materiali e immateriali per connettere e includere, un fisco giusto per chi presidia territori difficili, una politica migratoria intelligente, una riforma del comparto forestale in chiave produttiva, preventiva e come presidio umano dei territori, la valorizzazione delle filiere agro–silvo–pastorali e del legno, una legge nazionale sul consumo di suolo.

