DECRETO RILANCIO, ROTA: “CONTRO REGOLARIZZAZIONE TANTE FAKE NEWS E BATTAGLIE IDEOLOGICHE”
“Fake news e battaglie ideologiche complicano la sfida dell’inclusione, alimentano l’odio sociale, non offrono soluzioni di alcun tipo. Sulla pelle dei lavoratori, italiani e non, l’Italia sta dimostrando di essere ancora una volta in perenne campagna elettorale, uno scenario indegno”.
Lo scrive il Segretario Generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, in un lungo intervento sul tema della regolarizzazione pubblicato oggi su In Terris, il quotidiano digitale fondato da Don Aldo Bonaiuto. Il sindacalista critica una serie di stereotipi sulla regolarizzazione: “Non è un incentivo all’illegalità, ma l’esatto contrario. Uno Stato che si consideri tale non può accettare che nel proprio territorio vivano persone sconosciute, prive di diritti, anche quelli fondamentali, fingendo di non vederle accalcate sui pulmini o nelle fermate dei bus per recarsi nei campi. E non è come un condono, ma il contrario: lo Stato si preoccupa di conoscere, censire, proteggere chi è divenuto invisibile. E facendolo, non copre la furbizia di uno, ma tutela la sicurezza, in questo momento anche sanitaria, di tutta la collettività”. Quanto ai costi, afferma Rota: “Costa molto di più tenere le persone nel limbo dell’illegalità. Mentre regolarizzare comporta, da sempre, un gettito per le casse dello Stato: solo 300 mila regolarizzazioni porterebbero in questo momento 1,2 miliardi di euro tra contributi previdenziali e Irpef”.
Facendo l’esempio delle passate regolarizzazioni, il leader della federazione agroalimentare della Cisl afferma: “Dal 1986 al 2012 sono state regolarizzate un milione e 600 mila persone, e nella stragrande maggioranza dei casi, dopo essere entrate nei circuiti della legalità e dell’economia nazionale, ci sono rimaste. Al di là delle ipocrisie e delle strumentalizzazioni, dunque, il tema andrebbe affrontato in maniera serena. Per unire, non per dividere”. Tra le proposte avanzate nei giorni scorsi dal sindacato, un permesso di soggiorno di un anno per chi è in cerca di occupazione dopo la perdita del lavoro e per chi non riuscisse a finalizzare la propria domanda per motivi imputabili al datore. “Vigileremo – conclude Rota – affinché si apprendano dal passato le buone prassi e si faccia a meno degli errori, come quello di essere poco responsabili davanti a scelte che incidono sulla vita delle persone e sulla dignità del lavoro”.
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