FESTA DEI MIGRANTI DELL'AGROALIMENTARE, ROTA: "SUI RICONGIUNGIMENTI IL GOVERNO SBAGLIA, VANNO AGEVOLATI"
Il leader del sindacato ha concluso la mattinata della terza Festa nazionale per i migranti del settore agroalimentare, svolta quest'anno nel bresciano
“Diverse misure sull’immigrazione introdotte dal Governo Meloni sono positive e derivano direttamente dalle proposte del sindacato avanzate al Tavolo interministeriale anticaporalato, come il nuovo sistema per l’incrocio dei dati, che chiedevamo da tempo per favorire controlli più mirati, oppure il permesso di soggiorno speciale per chi denuncia i caporali, con percorsi di protezione e con l’accesso all’assegno di inclusione, o anche il giro di vite contro gli imprenditori che usufruiscono del Decreto Flussi senza attivare contratti. Però abbiamo riscontrato anche scelte sbagliate: penso alla scelta di appaltare in Albania i flussi migratori, con spese enormi, inefficienze e logica emergenziale, ma penso anche al recente inserimento dell’obbligo di due anni di residenza, anziché uno, per chiedere il ricongiungimento familiare: un ostacolo in più proprio nei confronti di quelle dinamiche che favoriscono l’inclusione e riducono l’emarginazione, mentre se vogliamo davvero investire sull’immigrazione regolare e valorizzare il contributo dei lavoratori stranieri al made in Italy e in generale alla società, i ricongiungimenti vanno semmai agevolati, non certo ostacolati”.
Lo ha detto il leader della Federazione agroalimentare della Cisl, Onofrio Rota, intervenendo alla Festa nazionale per i Migranti del settore Agroalimentare, in corso oggi a Provaglio d’Iseo, in Franciacorta.
Durante i lavori della mattina è stato presentato anche il volume “Made in Immigritaly. Terre, colture, culture”, primo report su lavoratrici e lavoratori immigrati nell’agroalimentare italiano. “Gran parte dei lavoratori stranieri - ha sottolineato Samuele Davide Molli, ricercatore dell’Università degli Studi di Milano - sono impiegati in lavori che abbiamo definito con cinque p, ovvero lavori pesanti, precari, pericolosi, poco remunerati e penalizzati socialmente, inoltre abbiamo analizzato la comunicazione istituzionale del made in Italy agroalimentare con mille post sui social e pubblicità varie, ed è significativo che in nessun caso compaiano immagini di lavoratori stranieri, eppure rappresentano più del 32% della manodopera agricola e in alcune filiere anche il 50%”.