In vista della Giornata Internazionale del Migrante la FAI ha festeggiato a Brescia con lavoratrici e lavoratori stranieri. Tra i temi centrali dell’iniziativa: decreto flussi, lotta al caporalato, buone pratiche del sindacato. La denuncia del Segretario nazionale Mohamed Saady: “Per gli stranieri paga oraria più bassa del 13%”
Si è svolta nell’azienda agricola Bersi Serlini di Provaglio d’Iseo, in Franciacorta, la Festa nazionale per i Migranti del settore Agroalimentare. Organizzata dalla Fai-Cisl, l’iniziativa è giunta alla terza edizione e dopo Roma e Bari quest’anno ha fatto tappa nel bresciano con manifestazioni artistiche multietniche e focus di approfondimento, con la partecipazione di studiosi e centinaia di lavoratrici e lavoratori stranieri impiegati nelle filiere agricole, alimentari e ambientali.
La giornata si è aperta con i saluti del Segretario Generale della Fai-Cisl Lombardia, Daniele Cavalleri, e diversi rappresentanti delle istituzioni locali. “Nel 2042 secondo l’Istat nel bresciano avremo 81.600 persone in meno in età attiva e 116.000 anziani in più, e l’immigrazione è una parte importante di quelle risposte che vanno messe in campo oggi per costruire una società più equilibrata domani”, ha detto Paolo Reboni, Segretario generale aggiunto della Cisl territoriale, mentre Gianni Tranfa, Consigliere comunale con delega alle Politiche per l’Integrazione, ha sottolineato “il valore di iniziative come questa, che aiutano a costruire la pace e l’inclusione perché fanno luce sui tanti stereotipi con cui la nostra società ancora troppo spesso guarda alle comunità straniere”.
Durante la giornata è stato presentato il volume “Made in Immigritaly. Terre, colture, culture”, primo report su lavoratrici e lavoratori immigrati nell’agroalimentare italiano. “Gran parte dei lavoratori stranieri - ha sottolineato Samuele Davide Molli, ricercatore dell’Università degli Studi di Milano - sono impiegati in lavori che abbiamo definito con ‘cinque P’, ovvero lavori pesanti, precari, pericolosi, poco remunerati e penalizzati socialmente; inoltre abbiamo analizzato la comunicazione istituzionale del made in Italy agroalimentare con mille post sui social e pubblicità varie, ed è significativo che in nessun caso compaiano immagini di lavoratori stranieri, eppure rappresentano più del 32% della manodopera agricola e in alcune filiere anche il 50%”.
Ginevra Demaio, del Centro Studi e Ricerche Idos, ha presentato invece il Dossier Statistico Immigrazione 2024. Riportando alcuni dati nazionali e regionali, la ricercatrice ha sottolineato che gli occupati stranieri in Italia sono 2.374.000, il 10% del totale, e più della metà svolge solo 19 professioni, mentre i lavoratori italiani sono impiegati in oltre 40 professioni diverse. Nel settore agricolo, i lavoratori immigrati sono oltre un terzo; in Lombardia sono 60.316, e più di 40mila arrivano da Paesi comunitari, mentre 20.200 da Paesi extra Ue.
Presenti anche testimonianze dal territorio con una tavola rotonda moderata dal giornalista Claudio Paravati, direttore del Centro Studi Confronti, con la partecipazione di Anina Baleta, Responsabile Anolf Brescia, Fall Moustapha, operatore Cisl Brescia e Roberto Trinco, Direttore del Servizio Psal di Ats Brescia, che tra le buone pratiche descritte ha ricordato l’esperienza bresciana del progetto “Vendemmia etica”, realizzata dal 2017 ad oggi, in collaborazione con parti sociali e Inl, Inail, Inps, con la creazione di momenti formativi e informativi, azioni ispettive e misure di prevenzione in materia di salute e sicurezza, come quelle contro i colpi di calore durante la vendemmia.
A conclusione dei lavori della mattina, Onofrio Rota, Segretario Generale della Fai-Cisl, ha evidenziato diverse sfide che vedono coinvolto in prima linea il sindacato, a cominciare dalla lotta a sfruttamento e lavoro nero e da un più generale ripensamento delle politiche migratorie: “Diverse misure sull’immigrazione introdotte dal Governo Meloni - ha detto il leader della Federazione agroalimentare della Cisl - sono positive e derivano direttamente dalle proposte del sindacato avanzate al Tavolo interministeriale anticaporalato, come il nuovo sistema per l’incrocio dei dati, che chiedevamo da tempo per favorire controlli più mirati, oppure il permesso di soggiorno speciale per chi denuncia i caporali, con percorsi di protezione e con l’accesso all’assegno di inclusione, o anche il giro di vite contro gli imprenditori che usufruiscono dei decreti flussi senza attivare contratti. Però abbiamo riscontrato anche scelte sbagliate: penso alla scelta di appaltare in Albania i flussi migratori, con spese enormi, inefficienze e logica emergenziale, ma penso anche al recente inserimento dell’obbligo di due anni di residenza, anziché uno, per chiedere il ricongiungimento familiare: un ostacolo in più, proprio nei confronti di quelle dinamiche che favoriscono l’inclusione e riducono l’emarginazione, mentre se vogliamo davvero investire sull’immigrazione regolare e valorizzare il contributo dei lavoratori stranieri, i ricongiungimenti vanno semmai agevolati, non certo ostacolati”.
Tra gli interventi della giornata, voluta dal sindacato per omaggiare la ricorrenza del 18 dicembre, Giornata Internazionale del Migrante istituita dalle Nazioni Unite, quello del Segretario nazionale della Fai-Cisl Mohamed Saady, che ha ricordato come il concetto di integrazione vada declinato sul complesso equilibrio tra mercato del lavoro e sfera educativa e sociale: “In Italia - ha sottolineato il sindacalista - negli ultimi 5 anni il divario retributivo, tra stranieri e non, è aumentato del 30,7%, con i primi che percepiscono in media una paga oraria più bassa del 13%. Inoltre è appurato che molti lavoratori immigrati anche con qualifiche sono comunque impiegati in mansioni di basso profilo”. In agricoltura, in particolare, rimane prioritario per Saady l’impegno per garantire più sicurezza e competenze attraverso strumenti di formazione e informazione, come realizzato dalla stessa Fai-Cisl attraverso le guide multilingue sui fondi sanitari e quelle sulla sicurezza. Tra gli obiettivi ricordati dal sindacalista, anche una necessaria regolarizzazione degli irregolari già presenti in Italia, e la realizzazione di corridoi per lavoratori immigrati per favorire più tutele e un migliore incontro tra domanda e offerta di lavoro, come concordato anche tra Fai-Cisl e il sindacato marocchino Fnsa-Umt guardando all’accordo realizzato recentemente tra Marocco e Spagna.