Intervistato da Conquiste del Lavoro il leader della Federazione agroalimentare della Cisl propone di puntare su competenze, giovani e inclusione
“È comprensibile il richiamo del Governo ad evitare allarmismi, ma sarebbe un grave errore sottovalutare quel che sta accadendo. Oltre ai dazi, preoccupano molto le idee e i linguaggi di Trump. Le imprese italiane in qualche modo riusciranno a cavarsela, è già accaduto in passato durante diverse crisi, però sono processi di medio e lungo periodo, mentre nell’immediato una ricaduta sulle vendite e sul lavoro non possiamo escluderla. Basta considerare che l’agroalimentare italiano esportato negli Usa vale 7,8 miliardi, il mercato americano solo per il nostro vino vale 2 miliardi, quasi il 25% del totale, e solo il vitivinicolo da noi occupa in tutta la sua filiera quasi 900mila addetti”.
Lo afferma il Segretario generale della Fai-Cisl Onofrio Rota in un’intervista al quotidiano Conquiste del Lavoro.
“Continuare a dialogare con gli Usa – afferma il sindacalista – è indispensabile, non solo per fattori economici, ma per motivi storici, geopolitici e persino morali, ma è chiaro che adesso per l’Europa è suonata la sveglia: o ci si muove uniti, evitando spaccature, nazionalismi, isolamenti, o saremo condannati all’irrilevanza. Poi nel lungo periodo sarà doveroso cercare rapporti commerciali anche su altri fronti, in Asia, Sud America, Africa, purché si facciano accordi in grado di rispettare la reciprocità sul piano del lavoro, della sicurezza alimentare, dell’ambiente. Questi sono temi che abbiamo attenzionato, ad esempio, per l’accordo tra Ue e Mercosur, che a differenza di quello con il Giappone non darebbe al momento abbastanza garanzie su questi aspetti”.
Alla luce dei congressi territoriali e regionali e in vista del congresso nazionale che si terrà dal 4 al 6 giugno a Bologna, il leader della Fai-Cisl trae anche un primo bilancio delle spinte che giungono dai territori e dalle fabbriche: “C’è una grande consapevolezza di quanti sforzi dovremo fare per evitare che siano i lavoratori a pagare il prezzo di uno scenario globale in completo mutamento. Ma è una consapevolezza molto matura, vivace, per nulla rassegnata. C’è tanta volontà di partecipazione per aprire una nuova stagione di cambiamenti e di conquiste sul piano dei salari, delle tutele previdenziali, del benessere e della sicurezza sul lavoro, della produttività, di un’intelligenza artificiale che dobbiamo trasformare in intelligenza sociale, e della necessità di puntare sulle competenze, sull’occupazione giovanile, sull’inclusione dei tanti immigrati che tengono in piedi buona parte del made in Italy”.
L’intervista completa è pubblicata su Conquiste del Lavoro.