FORESTALI, ROTA: "GIUSTA LA BATTAGLIA IN CAMPANIA PER LA STABILIZZAZIONE"
A Nola riunito il Consiglio Generale della Fai-Cisl Campania. Il Segretario regionale Bruno Ferraro: “Il nostro binario è sempre quello della concretezza e della responsabilità”
Si è riunito oggi a Nola, in provincia di Napoli, il Consiglio Generale della Fai-Cisl Campania. Al centro dei lavori, la crescita del settore agroalimentare e il rilancio del comparto forestale: “Il 2023 è stato un anno nel segno della concretezza – ha detto Bruno Ferraro, Segretario Generale Fai-Cisl Campania – perché i lavoratori e le lavoratrici hanno portato a casa risultati molto importanti, come il Cirl, Contratto integrativo regionale, che contiene innovazioni normative e un recupero economico che va anche oltre i livelli inflazionistici, inoltre in quasi tutti gli enti territoriali sono state raggiunte 178 giornate di lavoro, altra conquista è il regolamento del fondo integrativo di settore, Enbilaif, che consente a lavoratori e famiglie di accedere a nuove prestazioni legate a welfare, formazione, salute e sicurezza. Il nuovo anno, però – ha aggiunto Ferraro – sarà nel segno della responsabilità, con una battaglia che proseguirà per la stabilizzazione dei lavoratori: un passaggio non più rinviabile, da realizzare nell’interesse di tutta la collettività, anche perché l’avere ridotto il personale da 5mila operai forestali agli attuali 2600 circa sta avendo già pesanti ricadute sulla cura del territorio e dei boschi”.
Ai lavori hanno partecipato dirigenti, operatori e delegati della Fai-Cisl Campania, la Segretaria nazionale Raffaella Buonaguro, i presidenti regionali di Terra Viva e Anolf e Salvatore Topo, componente della Segreteria della Cisl campana.
Ha concluso l’incontro il Segretario Generale della Fai-Cisl nazionale Onofrio Rota, che condividendo le battaglie della Federazione regionale ha sottolineato il bisogno di “un piano straordinario nazionale per la forestazione: quello che chiediamo alla politica – ha detto – è un patto sociale per dare al settore un assetto produttivo, non assistenzialista, facendo leva sul lavoro ben contrattualizzato, sulla formazione, su fondi strutturali”. Tra i temi affrontati dal leader del sindacato, anche il ruolo degli lavoratori immigrati nel Made in Italy agroalimentare: “Un contributo fondamentale, che deve spingere il Paese a intraprendere una politica concreta di inclusione, legalità e semplificazione burocratica, anche in vista degli assetti demografici futuri, che preannunciano 8 milioni di lavoratori in meno da qui al 2050”.