PRESENTATO ANCHE A VERONA "MADE IN IMMIGRITALY", REPORT FAI-CISL E CONFRONTI SUI LAVORATORI IMMIGRATI NELL'AGROALIMENTARE
È stato presentato oggi, presso la Biblioteca capitolare di Piazza Duomo a Verona, la ricerca “Made in Immigritaly. Terre, colture, culture”, primo report su lavoratrici e lavoratori immigrati nell’agroalimentare italiano. Il dossier, raccoglie dati, analisi e proposte e approfondisce anche nove casi studio territoriali, tra i quali l’area vitivinicola della Valpolicella e la produzione di asparagi tra bassa padovana e Polesine.
Commissionato dalla FAI-CISL, il rapporto “Made in Immigritaly” è stato realizzato dal Centro Studi Confronti ed è curato da Maurizio Ambrosini, Rando Devole, Paolo Naso, Claudio Paravati. L’evento è stato introdotto dal Segretario Generale Fai-Cisl del Veneto Andrea Zanin, che ha ricordato l’importanza della bilateralità in Veneto, con l’esempio virtuoso di Agribi Verona, che da tempo garantisce strumenti a servizio e tutela dei lavoratori e delle imprese, anche a contrasto di fenomeni di sfruttamento e illegalità.
Sono seguiti i saluti di Mons. Bruno Fasani, Prefetto della Biblioteca Capitolare di Verona, Riccardo Stabile, Viceprefetto di Verona, Gianfranco Refosco, Segretario Generale Cisl Veneto e Giampaolo Veghini, Segretario Generale Cisl Verona. La tavola rotonda, moderata dalla giornalista Romina Disconzi, ha visto gli interventi di Gloria Albertini, Sociologa e referente Caritas e Cestim, Letizia Bertazzon di Veneto Lavoro, Massaer Diane Presidente di Anolf Veneto e Rando Devole, Sociologo ed esperto di migrazioni.
Nel dibattito è emerso come negli ultimi anni, l’agricoltura veneta ha subito trasformazioni significative, passando da una manodopera prevalentemente familiare a una forza lavoro più diversificata e straniera. In Veneto sono oltre 500mila gli stranieri residenti, circa il 10,3% della popolazione regionale. Le 82.483 aziende agricole presenti in regione, dai dati dell’ultimo censimento Istat, impiegano oltre 206mila lavoratori, dei quali oltre 91mila sono manodopera non familiare. Di questi, il 37% sono lavoratori immigrati. Il caso degli operai agricoli stranieri in Veneto, affrontato nel report, illustra un quadro complesso e articolato, dove le aziende agricole, nonostante le criticità ancora presenti, dimostrano un impegno significativo nell'assicurare condizioni di lavoro dignitose e tutela per i migranti impiegati. Il lavoro agricolo migrante, se gestito con etica e alta qualità, non solo contribuisce al successo aziendale, ma rappresenta un elemento chiave per l’immagine positiva e la competitività nel mercato globale, riflettendo un impegno verso l'integrazione interculturale e la valorizzazione del “Made in Italy”.
Le conclusioni dei lavori sono state affidate a Onofrio Rota, Segretario Generale Fai-Cisl nazionale, che ha ricordato come la drammatica vicenda di Satnam Singh debba rendere ancora più forte l’impegno di tutti per contrastare i fenomeni di sfruttamento, di illegalità e i soprusi che ancora caratterizzano il lavoro agroalimentare. “Il datore di lavoro di Satnam, oggi arrestato per omicidio doloso, aveva ricevuto oltre 840mila euro dal PSR, pur essendo indagato per caporalato da oltre cinque anni. Inoltre, i Comuni non spendono i soldi del PNRR destinati alle politiche abitative per i braccianti agricoli. In Veneto, ad esempio, i Comuni di Rovigo e Castelguglielmo hanno a disposizione quasi 2milioni e 800mila euro, che bisogna capire se e come sono stati utilizzati. È urgente quindi un’assunzione di responsabilità collettiva, che per noi passa anche attraverso il rinnovo dei contratti provinciali di lavoro, vero strumento per garantire giusto salario, sicurezza e regolarità. I CPL sono scaduti a dicembre 2023 e, nonostante da più parti si denunci la mancanza di manodopera, le stesse imprese non contribuiscono alla chiusura delle trattative di rinnovo, che permetterebbero di rendere più dignitoso il lavoro agricolo e di conseguenza maggiormente appetibile”.