GIORNATA DEI MIGRANTI, FAI-CISL FESTEGGIA CON I LAVORATORI E LE LAVORATRICI DELL’AGROALIMENTARE
“Su 1 milione di operai agricoli oltre 300 mila sono di origine straniera, persone che danno un contributo fondamentale alle produzioni made in Italy e alla sovranità alimentare: a maggior ragione è un dovere affermare per loro, e con loro, i principi della legalità, del lavoro in sicurezza e dignitoso, qualificato, ben contrattualizzato”.
Con queste parole il Segretario generale della Fai-Cisl Onofrio Rota commenta il significato della Giornata internazionale per i diritti dei migranti, in calendario domani 18 dicembre; ricorrenza riconosciuta dal 1990, da quando l’assemblea generale delle Nazioni Unite adottò la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie.
Per l’occasione, la Federazione agroalimentare cislina ha riunito oltre 200 lavoratori e lavoratrici di origine straniera per riflettere su diritti negati, difficoltà, ma anche storie positive di emancipazione e riscatto.
Ha aperto l’evento il Segretario nazionale Mohamed Saady, che ha ricordato le principali azioni del sindacato per l’inclusione e la legalità. “L’agricoltura – ha detto il sindacalista – è uno dei settori che registrano il tasso di irregolarità più elevato, il 34%, e secondo l'Ispettorato nazionale del lavoro il 18% dei lavoratori è vittima di sfruttamento, con violazioni in materia di sicurezza, previdenza, salario e condizioni precarie di alloggio e trasporto sul luogo di lavoro; chiaramente i più esposti sono i cittadini sprovvisti di permesso di soggiorno, con 180 mila soggetti da considerarsi a rischio. Siamo orgogliosi come Fai-Cisl di aver messo in campo tante iniziative, tra cui le recenti campagne "Mai più ghetti", "Sos caporalato", "Tutele in movimento", avendo come obiettivo primario la qualità del lavoro e la tutela della persona”.
Diverse le storie emerse dalle testimonianze durante la giornata, svolta al Seraphicum di Roma.
Ionela, arrivata dalla Romania quindici anni fa, dopo le principali difficoltà, legate soprattutto alla lingua italiana, e dopo aver lavorato per diverse famiglie, ha trovato realizzazione in un’azienda ortofrutticola del viterbese: “Oggi sono orgogliosa del mio lavoro e di far conoscere agli stranieri i diritti e doveri che hanno sul posto di lavoro. Per me è stato fondamentale l’incontro con il sindacato per risolvere tante problematiche, dai permessi di soggiorno, ai ricongiungimenti familiari, ai corsi di lingua italiana: oggi le priorità per chi arriva in Italia sono sempre queste, e il sindacato rimane una rete di solidarietà fondamentale”.
Tra le altre testimonianze, lavoratori provenienti da diversi paesi, tra cui Alfred, che lavora per una marineria pugliese ed ha alle spalle 30 anni da pescatore in Albania, ma la richiesta di regolarizzazione è ferma a causa della burocrazia italiana, inoltre la mancanza di un accordo previdenziale tra i due paesi, giunto all’ultimo miglio ma non ancora decretato, non concede la possibilità di vedere riconosciuti i propri contributi. Una condizione che riguarda tanti altri immigrati, non solo albanesi.
C’è poi Mohamed, giunto dal Marocco dieci anni fa: anche lui, oggi occupato in un caseificio campano, ha vissuto sulla sua pelle il dramma delle barriere linguistiche che limitano la socializzazione e le opportunità di occupazione. Mentre Rajeev, indiano di 36 anni, ha raccontato il proprio inserimento progressivo in una realtà produttiva dell’agro pontino: “Oggi sto bene, lavoro con continuità e non vivo le discriminazioni che purtroppo sono capitate a diversi miei connazionali”, ha detto il bracciante.
Tra i momenti più commoventi della giornata, un omaggio del sindacato alle donne iraniane in lotta contro la dittatura.
“Ci sono alcune priorità – ha commentato Rota chiudendo l’iniziativa – sulle quali chiediamo un impegno serio da parte del governo e del parlamento: oltre agli accordi per riconoscere i contributi previdenziali, bisogna programmare i flussi corrispondenti al reale fabbisogno del mercato del lavoro, inserendo meccanismi d’ingresso regolare che facilitino l’incontro tra domanda e offerta, poi serve l’introduzione di meccanismi di regolarizzazione dei lavoratori del settore agroalimentare con maglie più larghe di quelle usate per l’ultima sanatoria, ma anche il miglioramento della qualità dei servizi per l’integrazione e il riconoscimento di una cittadinanza piena ai bambini figli degli immigrati attraverso forme d’integrazione scolastica”.
Dopo la tavola rotonda con le testimonianze, la Fai-Cisl ha chiuso la giornata con una cena multietnica e spettacoli di musica e danza tradizionale da Marocco, India, Romania e Albania.