AMBIENTE, ROTA: “PATTO TRA PARTI SOCIALI, IMPRESE E ISTITUZIONI PER SOSTENERE ASSET STRATEGICI DELLA MONTAGNA”
“È urgente intendersi su quale politica il nostro Paese voglia darsi. Quella dell’assistenzialismo, della precarietà, delle emergenze? O quella che sostiene la dignità della persona con il lavoro ambientale di qualità, con processi di inclusione sociale e qualificazione professionale? Su questo secondo modello il nostro sindacato scommette senza esitazioni. Serve un patto tra mondo delle imprese, parti sociali, istituzioni, per rilanciare gli asset strategici della montagna e dare spazio alle grandi potenzialità inespresse dei nostri territori”.
È quanto scrive su Avvenire il Segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, in un articolo che anticipa alcuni temi delle “Giornate della Montagna”, l’evento che il sindacato terrà a Dobbiaco (Bolzano) nei giorni 1 e 2 luglio.
“Dobbiamo tutti partecipare a un grande cambiamento che interroghi il nostro modo di pianificare il futuro delle aree boschive, di tutelare l’ambiente e la salute e al contempo sostenere crescita e sviluppo”, afferma il leader del sindacato agroalimentare e ambientale: “Una sfida da affrontare con le lavoratrici e i lavoratori della forestazione, certo, ma anche dell’agricoltura, della bonifica, del sistema zootecnico, della pesca e dell’acquacoltura, un comparto che contiene ampi margini di crescita anche nelle zone montane e interne. Uno degli stereotipi peggiori da estirpare – conclude Rota nell’articolo – è quello che vede nell’operaio forestale un addetto alla deforestazione. Può essere vero invece il contrario, se pensiamo che il lavoro qualificato e professionalizzato è un fattore determinante per una più equilibrata gestione delle risorse boschive. Intanto, la deforestazione planetaria avanza. Ogni giorno, 50 mila ettari svaniscono per opera dell’uomo, compromettendo gli ecosistemi e la capacità dei boschi di contenere i cambiamenti climatici e assorbire CO2. Non è un caso se Papa Francesco ha voluto dedicare all’Amazzonia, e ai suoi indigeni minacciati e impoveriti, il sinodo dei vescovi di ottobre 2019. Per ‘ricercare un modello di sviluppo alternativo, integrale e solidale fondato su un’etica attenta alla responsabilità per un’autentica ecologia naturale e umana’. Parole che spetta a tutti noi, ciascuno con il proprio impegno e per i ruoli esercitati, trasformare in pratica quotidiana”.