INDUSTRIA ALIMENTARE, ROTA: “CCNL NON TRADISCE IL PATTO PER LA FABBRICA, FEDERALIMENTARE ADERISCA”
“Il rinnovo del contratto collettivo nazionale dell’industria alimentare, siglato la scorsa settimana, è frutto di un intenso lavoro delle parti firmatarie per garantire ai lavoratori una copertura contrattuale importante, che consolida gli aspetti salariali e innova tanti temi normativi. Il fatto che a firmarlo non siano state tutte le associazioni del settore non può essere assolutamente un motivo di delegittimazione della validità e del valore di quell’accordo, che non sarà mai carta straccia e non tradisce affatto il patto per la fabbrica”.
Lo afferma il segretario generale della Fai Cisl Onofrio Rota in riferimento alla sigla del ccnl tra sindacati e Unionfood, Assobirra e Ancit.
“Quel contratto – spiega il sindacalista – è stato condiviso con noi passo dopo passo, intercetta i bisogni attuali e futuri dei lavoratori e delle imprese, ed è un riconoscimento importante per tutti coloro che non si sono mai fermati, garantendo il cibo sulle tavole degli italiani anche in pieno lockdown. A Federalimentare, che si è tirata indietro all’ultimo miglio per 13 euro di incremento aggiuntivo della retribuzione, dico di rivedere la propria posizione e aderire all’accordo, seguendo la naturale evoluzione di un negoziato durato già 9 mesi”.
“Dai prossimi giorni – conclude Rota – organizzeremo incontri in tutti i luoghi di lavoro per condividere con le lavoratrici e i lavoratori la conoscenza del contratto rinnovato, che rispetta pienamente il patto per la fabbrica in tutti i suoi punti, a cominciare dal trattamento economico minimo (tem) e dal trattamento economico complessivo (tec). È assurdo poi che venga contestato il trattamento economico da corrispondere in caso di mancata contrattazione di secondo livello: quello è un punto qualificante che incentiva le relazioni industriali a valorizzare la produttività e i territori. Il contratto collettivo nazionale non deve perdere il suo carattere di unitarietà. Dal 24 agosto saremo in mobilitazione, con il blocco delle flessibilità e degli straordinari, per chiedere unitariamente che l’accordo venga applicato in tutte le realtà produttive. Entro quella data, le associazioni non firmatarie hanno tutto il tempo necessario per abbandonare le politiche muscolari e tornare a ragionare responsabilmente”.